Vita attiva

Virginia Centurione Bracelli, dunque, non stava chiusa nel Conservatorio, ma ne usciva per operare attivamente. Trattava con le autorità politiche e religiose del tempo, che sollecitava ad intervenire in favore dei poveri, agevolata dalla sua posizione familiare.  Si interpose per appianare le frequenti e sanguinose rivalità che insorgevano, per futili motivi, tra le nobili famiglie e i cavalieri. Ella fu presente in tutte le iniziative cittadine, sia di natura sociale che religiosa. Fu una donna attivissima, intelligente, moderna, efficiente, energica che di fronte alle difficoltà non si avviliva, ma si muoveva con vigore e fede. Virginia, che di giorno correva le strade della città, di notte si abbandonava alla preghiera. Conobbe Genova come nessuno dei suoi contemporanei e ben a proposito un biografo del secolo, padre Alberto Centurione, scrive di lei che, pur non essendosi mai mossa dalla città natale, camminò tanto almeno quanto i predicatori apostolici.

Tenace non si arrese alle critiche del Card. Stefano Durazzo (a capo della Diocesi di Genova dal 1635 al 1664), suo grandeammiratore, per il quale la vita religiosa avrebbe dovuto esaurirsi nella contemplazione e nella preghiera, lontano dal mondo e dalle sue corruzioni. Non si poteva concepire, a quel tempo, che una suora vivesse tra il popolo, tra i più umili e bisognosi, tra i malati, e li servisse. E quando Virginia, nel 1645, dietro richiesta del senato genovese, iniziò a recarsi a Pammatone, l’Ospedale Grande di Genova, per assistere gli infermi, il conflitto si acuì.

Ben presto, infatti, sull’esempio di Santa Caterina Fieschi, altra figura emblematica di Genova, istruì le Sue Figlie affinchè prestassero la loro opera come infermiere presso il Pammatone. E non rinunciò al suo progetto quando il Cardinale impose alle Suore che si ritirassero dall’Ospedale o rinunciassero ai voti religiosi. Virginia e le sue Figlie, non più monache di nome, anche se di fatto, continuarono a prestare umilmente la loro opera presso l’Ospedale, al capezzale di poveri sofferenti e rispettando strettamente voti ai quali non erano vincolate. Il suo esempio di vita, attiva oltre che contemplativa, fu seguito dalle sue Figlie che furono accanto ai sofferenti nel corso di epidemie (come quelle del colera) e guerre a rischio della propria vita.

Gli ultimi anni della sua vita terrena

Durante i suoi ultimi anni di vita, Virginia si consacrò soprattutto all’opera di riproporre nell’ambito della città di Genova i valori religiosi e le motivazioni della fede. Affrontò, per questo, singole persone e gruppi sociali. Appoggiò il cardinale Durazzo nell’eroica impresa di ricucire il tessuto religioso e cristiano della città, in particolare del clero, si adoperò perchè a Genova fossero richiamati missionari apostolici col fine di ridestare la fede.

Si fece ella stessa catechista annunciando e proclamando il mistero di Dio e le glorie della Vergine Maria per le strade, nelle piazze e nelle chiese. Fu protagonista anche del memorabile omaggio che Genova tributò alla vergine Maria nel 1637 quando, in un tripudio di festa, il doge Giovanni Francesco Brignole proclamò la Madre di Dio Regina della città. Alle mani di Maria il doge, quel 25 marzo, consegnò con le chiavi della città, la corona e lo scettro, e chiese che Maria guardasse e proteggesse i destini di Genova.

Fama di santità

Virginia morì in concetto di santità nella casa di Carignano il 15 dicembre 1651, all’età di 64 anni. Le Suore avevano la persuasione che Virginia fosse santa e ne perpetuarono la memoria.  Conservarono come una reliquia un’immagine tolta dal breviario di lei e spesso la mandavano agli infermi come se avesse virtù prodigiose. Qualcuno accorreva alla sua tomba e vi ritornava per ringraziare. La salma, deposta provvisoriamente nel presbiterio del monastero di Santa Chiara in Carignano, vi rimase per 150 anni. Essa venne trovata intatta il 20 settembre 1801.

Il suo corpo era prodigiosamente ancora flessibile. La scoperta, fatta da alcuni operai impegnati nella demolizione del convento di clarisse, fece sensazione a Genova e rinfocolò la fama di santità di Virginia. Da allora i prodigi e i segni si moltiplicarono. Il suo corpo incorrotto è ora conservato nella cappella delle Suore di N.S. del Rifugio in Monte Calvario a Genova.