La “Casa Madre” come tutte la chiamiamo con affetto e nostalgia, è la culla della nostra vita religiosa. Al secondo piano della parte della casa prospiciente Via Emanuele Filiberto c’è, infatti, il noviziato dove trascorremmo i primi tempi della nostra “nuova” vita approfondendo il significato dell’ideale di donazione a Dio e ai fratelli. La prima sede della Congregazione, come tutte sappiamo, era stata un’altra, il collegio San Noberto lasciato con dolore e speranza nel 1916. A ciò si giunse gradatamente: le suore vendettero l’area del Convento e una parte del giardino alla ditta “Ligure” con l’obbligo di edificare, secondo un progetto già approvato dal Capitolo Generale del 1909, la casa nella parte del restante giardino confinante con via Napoli.
Il Capitolo Generale del 1915 approvò il contratto e il 9 agosto dello stesso anno incominciò la demolizione di una parte del collegio. La comunità si era sistemata alla meglio nei locali dell’edificio scolastico e in una parte del collegio stesso, ma andando la fabbrica per le lunghe, la stessa Ditta si offerse di pagare l’affitto di un’ altra casa dove si sarebbe trasferita la comunità.
Fu offerto un villino del XVIII secolo, chiamato il “Villino delle Palme” o “Villa Astalli” in Via Emanuele Filiberto. Le suore vi si trasferirono il 20 dicembre 1916. La casa era bella con ampio giardino; era stata anche sede dell’Istituto Superiore del Magistero e vi avevano insegnato Giovanni Prati e Luigi Pirandello. Nel 1919 il padrone del Villino, Signor Ignazio Cerosa, che l’aveva comprato nel 1904 dal Cardinal Francesco Cassetta, decise di venderlo e le Superiore, non sapendo dove andare, pensarono di comprarlo. Per avere i mezzi sufficienti vendettero anche la parte del giardino del vecchio San Noberto dove doveva sorgere la nuova casa. Il 18 aprile 1919, Venerdì santo, fu stipulato il contratto; il costo della casa fu di £ 300.000; £ 120.000 da pagare in contanti e £ 180.000 con l’assumersi il debito del Signor Cerosa verso la Cassa di Risparmio di Roma. Le suore avevano nuovamente una casa, anche se piccola, e la speranza di poterla ingrandire.
Nel 1923 si iniziò la sopraelevazione del Villino i cui locali erano destinati al noviziato, quindi si iniziò il fabbricato di Via S. Quintino, e la Cappella dalla sala grande fu trasferita al primo piano sopra la cucina; nei due piani superiori si fecero 20 camerette. In questo periodo, per mancanza di locali, erano state sospese le opere già esistenti in San Noberto, la scuola elementare e la casa per le cieche.
Nel 1928, precisamente il 20 maggio, la Chiesa, dedicata alla Vergine Addolorata, fu consacrata solennemente dal Cardinal Basilio Pompili, Protettore dell’Istituto. L’altare maggiore, bello e grandioso, era stato realizzato con le offerte delle suore. Il complesso scultoreo, che sovrasta l’altare di San Noberto, era lo stesso che adornava l’altare maggiore della Chiesa in Via Agostino De Pretis. Nel 1938, in occasione dei 50 anni di Vita religiosa della Madre Generale Maria Concetta Brini, la Chiesa fu decorata dal pittore Domenico Malagricci.
Era desiderio di tutte continuare tali opere, mancavano però i fondi. La Madre Generale, Madre Maria Concetta Brini, si rivolse allora al Commendator Attilio Ambrosini, uno dei fondatori dell’Istituto per ciechi, il quale mise generosamente a disposizione della Madre i suoi titoli come garanzia per ottenere un prestito. Sorse così l’edificio scolastico di Via S. Quintino e nel 1927 furono aperti: la Scuola Materna, la Scuola Elementare, il Convitto e l’anno seguente l’Istituto Magistrale. Nel terzo piano del nuovo fabbricato vennero accolte le prime cieche della casa che fu denominata “Pia Casa Ambrosini per cieche adulte”, in riconoscenza al benefattore commendator Attilio Ambrosini.
In tale circostanza, inoltre, fu coronata la vergine Addolorata; la corona d’argento era dono personale di Mons. Paolo Viti; fu sostituita poi nel 1966 con una d’oro, arricchita di pietre preziose inviate dalle suore del Brasile.