APRA IL SUO CUORE AD OGNI UMANA MISERIA
Virginia Centurione Bracelli, dopo aver dunque ascoltato la voce del Signore che le chiedeva d’esser da lei servito nei poveri, aprì il suo cuore ad ogni umana miseria, come scrive il sopra citato paragrafo 3 delle Costituzioni. Queste parole esprimono una disponibilità piena, alla quale la nobildonna genovese andò costantemente convertendosi, nei riguardi di ogni umana povertà, comunque si fosse manifestata, comunque fosse apparsa, comunque avesse bussato alla porta del suo cuore, della sua mente e della sua casa.
“Aprire il cuore ad ogni umana miseria” dice un’attitudine ardita, la quale, se storicamente si è espressa in alcune forme precise, che ha tuttavia esaltato per puntualità e mole di lavoro, non vuol proprio dire che in quelle forme si sia esaurita o che in esse debba necessariamente limitarsi. L’espressione “ogni umana miseria” ha carattere universale e chiama ad un impegno e ad una presenza altrettanto universali; perciò mai esauribili né nelle forme e nei modi, né nelle attitudini del cuore. Nessun grido che salga dalla terra e che sia espressione della miseria umana può mai lasciare indifferente la suora di Nostra Signora al Monte Calvario. Così come nessuna conquista può mai quietarne lo zelo. E questo semplicemente perchè nessun grido lasciò mai indifferente Santa Virginia Centurione Bracelli, la quale, ben al di là di quanto a lei non consentisse la situazione culturale della sua epoca, fu presente e rispose con determinazione e costanza, ovunque accogliendo, ovunque donandosi, ovunque spendendo le sue cose e le sue energie.
ATTENTE ALLE DOMANDE OGGI PIU’ URGENTI, PIU’ COMPLESSE E MENO CORRISPOSTE
La vita di Virginia Centurione Bracelli da questo punto di vista non consente repliche. E, a ben guardare, dallo stesso punto di vista non consente repliche nemmeno la storia dell’Istituto. E’ stata una storia di prima linea, quella dell’Istituto, che ha visto consumarsi nella dedizione generosa intere generazioni di donne. Votate al lavoro, alla preghiera, al sacrificio e al silenzio, ma nella consapevolezza, servendo i fratelli più deboli e meno fortunati, di servire lo stesso Cristo Signore. Questa tradizione occorre proiettare in avanti, verso il futuro. Chi non guarda al futuro con intelligenza, con spirito di fede e in un atteggiamento di speranza reale, non ama il passato. E chi non progetta il futuro, uccide il passato, facendosene responsabile davanti a Dio, alla Chiesa e alla storia. Per questo, in sintonia con la Chiesa e con il cammino della Chiesa, fedeli allo spirito di Virginia Centurione Bracelli e alla storia dell’Istituto, occorre scrutare i segni dei tempi per vedere quali sono le povertà che urgono e alle quali occorre rispondere, a quelle, fra queste, circa le quali più difficile è indovinare e garantire una risposta. Occorre scrutare, quasi da un osservatorio permanente, la mappa delle povertà oggi, e decidere, decidersi, con coraggio e sapienza, nel nome del Signore che giudica la vita, e del suo Vangelo, di questa notizia senza pari sui destini del mondo.
C’è la povertà di chi non ha mezzi: ed è povertà che deve interpellare senza scampo la coscienza religiosa e umana dell’Istituto. C’è la povertà di chi è malato: ed anche questa è povertà che deve interpellare con forza la coscienza religiosa e umana dell’Istituto. E poi v’è la povertà di chi è solo, di chi non ha strada, di chi non riesce a dare un senso alla vita, di chi non ha valori, di chi ha subito il tradimento delle cose e degli altri e vaga in un disincanto senza speranza, di chi vive una vita bruciata ormai dall’alcool e dalla droga… V’è la povertà di chi è senza fede e senza amore, la povertà dell’egoismo che mette l’uomo contro l’altro uomo, la povertà dell’odio e dell’indifferenza, del raggiro, della menzogna, della slealtà… La povertà di chi, privato dei giusti diritti, si vede ridotto ai margini della strada e della storia… La povertà di chi siano singole persone, siano gruppi o stati fa della vita appena e nulla più che uno squallido affare, senz’altra dignità che il proprio interesse, senz’altra ragione che il proprio piacere, il proprio potere e il proprio il danaro. Queste povertà ed altre, tante ancora quanto l’uomo lontano da Dio ne produce non sarebbero lontane dalla mente e dal cuore di Virginia Centurione Bracelli; per questo, non possono essere lontane dalla mente e dal cuore di chi ne ha raccolto carismaticamente l’eredità. Ed è sulla capacità di disegnare il futuro nel clima del proprio passato più nobile che si gioca la credibilità del presente. E’ quanto la Chiesa, Madre e Maestra, luogo dei carismi, chiede oggi ai religiosi. “Gli Istituti chiede la Chiesa sono dunque invitati a riproporre con coraggio, l’inventiva e la santità dei loro fondatori e delle loro fondatrici come risposta ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi. Questo invito è innanzitutto un appello alla perseveranza nel cammino della santità attraverso le difficoltà materiali e spirituali che segnano le vicende quotidiane. Ma è anche appello a ricercare la competenza nel proprio lavoro, a coltivare una fedeltà dinamica alla propria missione, adattandone le forme quando necessario, alle nuove situazioni e ai diversi bisogni, in piena docilità all’ispirazione divina e al discernimento ecclesiale. Deve rimanere, comunque, viva la convinzione che nella ricerca della conformazione sempre più piena al Signore sta la garanzia di ogni rinnovamento che intenda rimanere fedele all’ispirazione originaria”. Tratto da “Dal Carisma al Carisma” Quaderni di spiritualità a cura di P. Franco Stano.